Buongiorno a tutti,
ho cercato in lungo e in largo sul forum e non ho trovato niente riguardo i miei dubbi, perciò vi scrivo quanto segue.
26 giorni fa ho avuto un rapporto sessuale PROTETTO nella penetrazione, NON PROTETTO durante la fellatio che ho ricevuto da una donna che so che so avere rapporti anche con altri uomini. A 3 settimane esatte dall’accaduto inizio ad avere dei bruciori uretrali (subito scomparsi, penso dopo un paio di giorni), ma mi porto dietro questa sensazione di fastidio costante nella zona perineale (niente secrezioni strane, né fastidio durante la minzione, solo un po’ di bruciore durante la defecazione e una situazione generale di disagio nelle parti bassi). Ho ricevuto due pareri da due urologi diversi, entrambi mi hanno rassicurato del fatto che è con buona probabilità scollegato dall’evento in questione, sia per tempistiche (3 settimane), sia perché la clamidia non trova un ambiente ospitale nella bocca, al contrario della gonorrea, la quale non è quasi mai asintomatica negli uomini e me ne sarei accorto subito nella prima settimana. Non mi hanno detto che è totalmente impossibile, ma che “è più facile vincere alla lotteria”. Mi sono sottoposto a urinocoltura e sono usciti dei batteri (quali, non si sa), ma ho chiesto di fare una ricerca specifica per clamidia e gonorrea. Secondo voi ha senso? Ho letto che l’urinocoltura è un esame un po’ approssimativo e non sono rari i casi di falsi positivi o falsi negativi. È vero? Dovrei fare altro?
Mi è stato prescritto quanto segue:
- Trimetoprim e sulfametossazolo (2/giorno x 5 giorni)
- Diclofenac (2/giorno x 10 giorni)
- Topster (1/giorno x 10 giorni)
- Tamsulosina. 0,4mg (1/giorno x 10 giorni)
Arrivo al punto: da lì in poi, come molte delle persone che scrivono qui, sto vivendo questi giorni con molta ansia, ma vi risparmierò la lista dei sintomi, che tra bollicine, pruriti ovunque, diarree e dolori vari ai linfonodi, non dormo ormai da settimane. Per questo motivo, pur essendo consapevole che il rapporto orale passivo non è a rischio HIV, ho deciso, per il quieto vivere, di sottopormi a un test a 40 giorni (saranno 38 per motivi di lavoro e, in ogni caso, un check dopo quasi due anni non guasta) e farò anche uno screening per la Sifilide e le varie MST. Alla luce della terapia che mi è stata prescritta, considerando che finirò di prendere l'ultima supposta di Topster a ridosso del test (quindi gli antibiotici finiranno 6 o 7 giorni prima, il resto due giorni prima), c’è la possibilità che qualcosa tra quelle medicine possa interferire e allungare il periodo finestra? Mi consigliate di fare il test al 38esimo giorno e chiudere con questa storia per sempre, oppure è meglio di posticipare di qualche giorno/una settimana?
Grazie a chi risponderà
Autore della discussione
LILA - Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids - ONLUS